Settimana Vegetariana Mondiale: non solo cibo

Settimana Vegetariana Mondiale: non solo cibo
Il dibattito non è solo sugli animali da trasformare in cibo, una scelta morale obbligata
Siamo nel mezzo della Settimana Vegetariana Mondiale che si svolge dall’1 al 7 Ottobre.
L’iniziativa nasce nel 2008 da un gruppo di attivisti provenienti da diversi Paesi con l’intento di intensificare le iniziative utili a sensibilizzare l’opinione pubblica sul vegetarismo. Da allora, ogni anno, in parecchie città del mondo, attraverso conferenze, proiezioni di video, incontri con le istituzioni, campagne mediatiche, tavoli informativi, volantinaggi si informano le persone sulla scelta di escludere ingredienti di origine animale dalla propria dieta e sulla scelta etica finalizzata alla tutela dei diritti degli animali.
La calendarizzazione alla prima settimana di Ottobre non è un caso, visto che il 1° ottobre si celebra la Giornata Vegetariana Mondiale, il 4 ottobre la Giornata Mondiale degli Animali e il 2 ottobre la Giornata Mondiale della Nonviolenza, che dovrebbe essere il punto cruciale di questa settimana, proprio perché è la nonviolenza a ispirare questo modo di alimentarsi.

Ce lo hanno insegnato tanti personaggi nel corso della storia, dall’antica Grecia ai giorni nostri.
In Italia è doveroso ricordare Aldo Capitini (1899-1968), filosofo, politico, antifascista, poeta, educatore e soprattutto teorico del pensiero nonviolento al punto da essere noto come il Gandhi italiano. Durante il periodo trascorso alla Normale Pisa come Segretario,Capitini matura la scelta del vegetarismo proprio in virtù del suo essere nonviolentoe ogni suo pasto alla mensa è una sorta di protesta sociale, anche in opposizione alla violenza del regime fascista che lo licenzierà dal suo incarico dopo il rifiuto di iscriversi al partito fascista. Il 12 Settembre 1952 Capitini organizza a Perugia il convegno ‘La nonviolenza riguardo al mondo animale e vegetale‘ e, con Edmondo Marcucci, autore di ‘Che cos’è il vegetarismo‘, fonda la Società Vegetariana Italiana, prima organizzazione nazionale di coordinamento delle tematiche del vegetarismo. In lui i due valori sono una cosa sola ed è questo che dovrebbe essere il filo conduttore della settimana che si concluderà Domenica prossima con la Marcia della Pace Perugia-Assisi, organizzata per la prima volta proprio da lui il 24 Settembre 1961: un corteo nonviolento che da allora è stato proposto in media ogni due-tre anni dalle associazioni e dai movimenti per la pace.
Sul sito web della Marcia campeggiano i valori a cui essa si ispira: nonviolenza, giustizia, libertà, diritti umani, pace, responsabilità, speranza, fraternità, dialogo. Non è azzardato pensare che, se Capitini fosse ancora tra noi, alla voce ‘diritti umani’, sostituirebbe semplicemente ‘diritti’, proprio in virtù di quella scelta di vita che lo rendeva uomo non comune.
Quando muore, il 19 Ottobre 1968, Pietro Nenni lo ricorda come «una eccezionale figura di studioso. Fautore della nonviolenza, era disponibile per ogni causa di libertà e di giustizia. (…) a Perugia era isolato e considerato stravagante. C’è sempre una punta di stravaganza ad andare contro corrente (…)».
I cambiamenti in meglio si sono sempre fatti andando contro corrente, se non addirittura violando la legge. Capitini non era il solo individuo contro corrente. L’Italia era piuttosto arretrata sul vegetarismo, che, invece, all’estero poggiava su basi teoriche più salde.
La Gran Bretagna è considerata la patria del vegetarismo moderno. In Inghilterra, a metà Ottocento, nasce un movimento vegetariano, e nel 1847 la Vegetarian Society. Nei decenni successivi sorgono società vegetariane anche in Germania e Francia ispirandosi ai princìpi di Hanry Salt, Alphonse Lamartine, Lev Tolstoj, Mohandas Gandhi, George Bernard Shaw e di molte femministe inglesi impegnate nella lotta per i loro diritti al pari con quella per i diritti animali. Oggi ci pare strana una cosa simile, ma dobbiamo tenere presente come fossero considerate le donne fino al secolo scorso: forse la loro condizione di inferiorità le faceva sentire più vicine agli animali.
Da una costola della Vegetarian Society, nel 1944 nasce, a Londra, la Vegan Society, fondata da Donald Watson che sosteneva si dovesse abbandonare il consumo di latte, latticini e uova, dato il loro legame con l’industria dell’allevamento.

Nel corso degli anni, la questione dello sfruttamento animale è stata molto dibattuta e oggi lo è più che mai; il  dibattito non è solo sugli animali da trasformare in cibo, pur restando il cibo la più frequente destinazione degli animali nel mondo. Forse è per questo che la pratica del non mangiare animali diventa sempre più una scelta morale obbligata, difficile da contestare se non per una questione di gusto: mangiare animali è ingiusto, ma gli animali sono buoni e si mangiano, di qualsiasi specie siano, trascurando tutto ciò che ruota attorno a tanta sofferenza.
Pensare che una vita animale sia appesa al filo del palato rende l’idea di quali siano i parametri con cui un essere umano valuti la vita di un animale. Consola il fatto che le ragioni alla base di una scelta vegetariana spesso siano etiche, pur tenendo presente che la produzione di latte e uova comporta molta sofferenza per gli animali. Chi è vegan rifiuta anche il consumo di latte, latticini, uova, miele e altri prodotti delle api, spezzando ogni legame con l’allevamento e lo sfruttamento.


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