Sempre meno metropolitana

Sempre meno metropolitana
Con la Appendino abbiamo la dimostrazione che Torino è più che mai occupata a contemplare il proprio ombelico piuttosto che aprirsi alla grande ed eterogenea provincia che la circonda
Torino sempre più città e meno metropolitana. Come avrete avuto modo di sentire da giornali e telegiornali, a partire dallo scorso anno il Governo ha deciso di intervenire drasticamente sul degrado urbano dei grandi e piccoli centri italiani attraverso varie misure, anche su proposta di grandi nomi dell’architettura come il Senatore Renzo Piano, da sempre in prima linea sul tema della ricucitura della periferie.
La misura principale è quella che prevede lo stanziamento di ben 500 milioni per il recupero delle periferie metropolitane, dove per “metropolitano” si intendono appunto le Città Metropolitane, unici Enti destinatari di tale finanziamento. L’occasione è di quelle importanti, sia in considerazione della tematica, che dell’occasione di affrontare per la prima volta tutti gli aspetti legati alla questione da un punto di vista strategico, analizzando le criticità di quel vasto ed eterogeneo sistema urbano che va da Ceresole Reale a Carmagnola passando per Torino.

O forse sarebbe meglio dire che lo sarebbe stato. Si perché con il Decreto n. 266 - 17355/2016 la Sindaca Metropolitana ha infatti deciso, o meglio “decretato” che gli unici soggetti titolati a sedersi al tavolo saranno (ovviamente) la Città di Torino ed i Comuni confinanti con essa. Per gli altri ciccia. Come se fosse possibile distinguere tra il degrado della grande città e quello dei centri marginali solo tirando una riga sulla cartina.
Duole constatare che, almeno sotto questo aspetto, il nuovo che avanza non ha voluto, o saputo, uscire dal solco tracciato da chi l’ha preceduto. Peccato perché questa sarebbe stata un’ottima occasione per dimostrare che era davvero possibile riempire insieme quel grande e vuoto contenitore che è oggi la Città Metropolitana di Torino. D’altronde già in campagna elettorale era emerso che le idee in tal senso erano quantomeno confuse. Oggi abbiamo la dimostrazione che Torino è più che mai occupata a contemplare il proprio ombelico piuttosto che aprirsi alla grande ed eterogenea provincia che la circonda.

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