I bussolotti del “dissesto”

Domenicale Agostino Pietrasanta
L’uomo che percorre le strade cittadine si chiede se tanto degrado sia servito a qualcosa. Certo alcuni lavori ora sono stati avviati, ma è un po’ tardi, soprattutto per confermare i passati consensi elettorali.
Alessandria: Sconcertati o indifferenti; anzi, molto più indifferenti che sconcertati. Si tratta delle reazioni del cittadino medio, a fronte dello scontro tra le parti politiche alla notizia, apparsa nell’apparente calma dei calori estivi, che saremmo in pericolo di un rinnovato dissesto, o predissesto (ma cosa significhi non è noto agli elettori alessandrini) delle condizioni finanziare del Comune.
Più indifferenti che sconcertati: ed è ben peggio, perché l’indifferenza nasce soprattutto dal fatto che non ci sono più adeguate informazioni e conoscenze indispensabili per adeguate e consapevoli scelte elettorali: una volta provvedevano, nel possibile i partiti politici, ora, crollate le parti politiche, anziché la dialettica del confronto, supplisce la reazione della confusione populista con effetti che personalmente reputo disastrosi.
Ciò premesso, mi limito a riassumere quanto capiscono gli sconcertati della strada, quelli che benché non indifferenti valutano le varie letture delle condizioni del bilancio civico come i bussolotti che ciascuno dei protagonisti, alla pari dell’Azzeccagarbugli manzoniano, ritengono di dover presentare, per l’appunto allo sconcerto dei pochi. Certo i protagonisti che ritengo degni (?!) di menzioni sono quelli coinvolti nell’agone del consenso; altri, al di fuori delle corride elettorali hanno bensì tentato di fare qualche chiarezza, ma con scarso successo dal momento che certi garbugli possono essere sciolti solo con contatti diretti, nei luoghi in cui si dovrebbe determinare la partecipazione della base, luoghi (partiti politici) che non ci sono più.
Ed allora vengo alle opinioni “volgari” (e dico volgari in senso proprio, cioè popolari), a fronte dei vari bussolotti. Intanto lasciano perplessi due atteggiamenti, uno dell’opposizione e l’altro della maggioranza. Dell’opposizione; come è possibile che coloro che sono i massimi responsabili dell’attuale situazione continuino a negare l’inevitabile dichiarazione scelta dall’attuale Amministrazione circa il dissesto? Come mai continuano ad insistere che la precitata dichiarazione poteva essere evitata? E questo nonostante organi giurisdizionali ed amministrativi ne avessero dichiarato la condizione senza sbocco alternativo? Ogni tanto anche il silenzio sarebbe d’oro.

Della maggioranza; stupisce sul serio che tutte le smentite circa i disastri ancora incombenti non propongano uno straccio di cifra e di prova. Dire che una condizione non corrisponde a verità non basta: sarebbe opportuno o necessario portare le prove ed i numeri. Questo almeno è il quesito del “volgo”.
I numeri però vengono forniti dai giocatori di bussolotti, ma sono numeri che non concordano mai e l’opinione corrente dei pochi interessati non li considera neanche più, ma si pone quattro domande, domande prive di ogni competenza tecnica, ma pesantissime sul piano del consenso.
Prima. Si devono restituire sul serio dei danari allo Stato? Quale cifra complessiva, senza entrare nei particolari ostici a qualunque persona ignara del gioco dei bussolotti? E perché, dopo l’impegno, in allora, di tanti personaggi introdotti nei più apicali poteri del legislativo centrale, dell’esecutivo e della magistratura, oggi ci troviamo in questa condizione? La domanda non vuol coinvolgere tecnici e periti, ma gli eletti dagli Alessandrini.
Seconda. Quali sono le cifre su cui veramente c’è stata transazione? Cosa non priva di rilievo anche perché chi ha accettato di avere solo una parte del dovuto dall’Amministrazione in dissesto (il 40%?) potrebbe non accettare più di conferire il necessario nel futuro, con quale esito per la città è facile intuire.
Terza e, forse, la più delicata. E’ vero che residuano spese fuori bilancio? E che ciò è dovuto ad alcune determine di spesa non coperte dai relativi capitoli di bilancio, determine ovviamente in capo ai dirigenti? Dicevo della questione più delicata, perché quella dei rapporti tra la politica o l’amministrazione e la dirigenza è una questione seria, sia per la resistenza, in alcuni (o molti) casi dei dirigenti alle scelte amministrative, sia per lo scarso interesse della politica alle responsabilità dirigenziali. Il cittadino si chiede come questo possa succedere ed i vertici dell’Amministrazione sono tenuti a dare conto. E qui mi permetterei un debole o sommesso parere: o l’amministrazione si fida dei suoi dirigenti, oppure, venuto meno ogni rapporto fiduciario, li allontana dal loro ruolo specifico e li sostituisce; giocare di melina, nel merito, è mortale.
Quarta ed ultima. L’uomo che percorre le strade cittadine si chiede se tanto degrado sia servito a qualcosa. Certo alcuni lavori ora sono stati avviati, ma è un po’ tardi, soprattutto per confermare i passati consensi elettorali.

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