Legge veg? C’è, ma è ferma in parlamento da 2 anni

Alternativa vegetariana e vegana obbligatoria in tutte le mense pubbliche: è il fulcro della proposta di legge, da oltre due anni ferma al palo.
Intervista di YURI BENAGLIO a Mirko Busto pubblicata su sito www.vegolosi.it
C’è una legge, presentata alla Camera il 14 maggio 2014, che langue in attesa di iniziare l’iter parlamentare: è la 2377 (Norme per la tutela e la promozione dell’ambiente e della salute dei cittadini attraverso una scelta alimentare che riduca il consumo di cibi di origine animale, e altre disposizioni per la promozione e diffusione di servizi di ristorazione a ridotto impatto ambientale ed elevato standard di salute), di cui il deputato del M5S Mirko Busto è il primo firmatario.
ONOREVOLI COLLEGHI ! — Nel 1979, lo scrittore e ricercatore ambientalista inglese James Lovelock, nel suo libro Gaia: a new look at life in earth descriveva l’esistenza di un equilibrio globale in grado di mantenere la vita, l’interazione fra tutti gli ecosistemi e la presenza di meccanismi planetari di regolazione che attutiscono le derive nocive di tale equilibrio fino al punto di ricorrere all’idea che il sistema Terra operasse come un vero e proprio organismo a sé – Gaia appunto, il pianeta vivente – di cui tutti i viventi sono una componente.

Si apre così la legge, con un monito speranzoso rivolto a tutti gli esseri viventi. Ma l’equilibrio del pianeta Terra è davvero destinato ad essere ancora a lungo? No, e Busto spiega il perché citando studi e ricerche. Si parla di Lester Brown, uno dei più importanti ambientalisti del mondo, fondatore del Worldwatch Institute e dell’Earth Policy Institute, nonché autore di numerosi libri. Di recente gli istituti in questione si sono occupati della cosiddetta nuova geopolitica alimentare, in relazione al raddoppio del prezzo dei cereali che ha portato alcuni dei maggiori esportatori mondiali di cereali (Argentina, Russia e Vietnam) a introdurre restrizioni o addirittura a proibire le esportazioni per tenerne basso il prezzo nel mercato interno, peggiorando drammaticamente la situazione nel resto del mondo.
Le conseguenze? L’esplosione del land grabbing, ovvero dell’appropriazione in altri Paesi (in genere più poveri ed economicamente poco sviluppati) del terreno da comprare su cui avviare le coltivazioni, per poi spedire i prodotti al mercato interno. Ma la superficie coltivabile del pianeta Terra, come leggiamo, è di dimensioni limitate e il limite massimo che consente di sfamare 7 miliardi di esseri umani (con più 100 miliardi di animali allevati) sta per essere superato.
Qualche dato: si prevede che entro il 2040 raddoppierà il consumo di carne nel mondo e – secondo il rapporto 2013 dell’Unione Europea The impact of EU consumption on deforestation – tra il 1990 e il 2008 i consumi europei hanno causato un abbattimento di foreste per un’estensione pari a 9 milioni di ettari.
Le differenze
Il deputato prosegue nell’introduzione alla legge definendo in numeri la disparità tra la produzione di carne e di prodotti vegetali in termini di efficienza e spreco ambientale: per produrre un chilo di carne di manzo vengono utilizzati circa 100.000 litri di acqua, 9 di petrolio, 15 kg di cereali e rasi al suolo 12 mq di foresta (il tutto ulteriormente gravato dai 36 kg di anidride emessi e da un’energia pari a una lampada di 100 watts per 40 ore consecutive). Inoltre, nello stesso periodo di tempo su un ettaro di terra si possono produrre 1000 kg di ciliegie, 2000 di fagiolini, 4000 di mele, 6000 di carote, 8000 di patate, 10.000 di pomodori, 12.000 di sedano o… 50 di carne di manzo.
La legge
Si parte da un presupposto: se è vero che negli ultimi cinquant’anni il consumo di carne pro capite è triplicato in Italia, è altrettanto vero che la situazione adesso sta prendendo una direzione diversa. Secondo i dati attuali a disposizione, circa il 7-8% della popolazione è vegetariano o vegano (con un trend in costante crescita: il rapporto Eurispes del 2014 rileva un aumento medio di quasi il 15% ogni anno). La legge proposta vuole offrire, ai circa 8 milioni di persone che quotidianamente mangiano presso una mensa aziendale, scolastica, carceraria o ospedaliera, una concreta alternativa vegetariana e vegana, completa e bilanciata. Consta di 7 articoli, di cui abbiamo chiesto conto allo stesso Busto.
L’intervista
Su cosa verte questa legge?
“E’ una proposta semplice: c’è una popolazione in crescita che si indirizza verso il veg e tanti italiani che mangiano nelle mense pubbliche, dove però è difficile reperire cibo vegetariano e vegano. Vogliamo che l’alternativa veg sia obbligatoria e sempre disponibile, senza particolari trafile burocratiche, ovunque ci sia una mensa pubblica: scuole, ospedali, carceri, pubblica amministrazione, ambienti militari. Abbiamo anche pensato a una giornata nelle mense con menù esclusivamente vegetale per tutti, per avvicinare molte persone a un regime alimentare molto vario, a incentivi per l’utilizzo di prodotti a chilometro zero, alla promozione di studi e ricerche relative all’alimentazione veg e ad un corso di nutrizione, gastronomia e ristorazione vegetariana e vegana in tutte le scuole alberghiere d’Italia. E’ una legge completa”.
Come mai questa legge non procede nel suo iter?
“Noi l’abbiamo presentata e incardinata più di due anni fa, ma non è mai stata calendarizzata. Ci tengo a dire che non mi sono fermato alla proposta, anzi, tutte le volte che il governo ha parlato di alimentazione – come in occasione della Carta di Milano – io ho sempre inserito i principi della proposta come emendamenti, puntualmente bocciati”. In rete si legge di un’alleanza Cirinnà-Brambilla per una legge simile: di cosa si tratta? “Io non ne so niente, per ora è solo un articolo di giornale. Il governo non ha i tempi tecnici, a mio avviso, per promulgarla: ci potrebbero riuscire solo con un decreto d’urgenza. Vediamo cosa succederà, io ovviamente ne sarei contentissimo. Ma la Brambilla spesso non vota perché non c’è in Parlamento…”.
In questi giorni c’è stato un convegno alla Camera: come è andato?
“Il convegno – Prevenzione ed Educazione Alimentare: Non mangiamoci la nostra salute! – è andato benissimo e ha radunato 320 persone nonostante lo sciopero dei treni: abbiamo riempito la sala dei gruppi di sotto, la più grande del Parlamento: c’erano nutrizionisti e docenti universitari. Ieri abbiamo proseguito con gli incontri sugli stessi temi con esponenti della comunità scientifica”.
C’è quindi grande attenzione sul tema…
“Molta, ma spero che da questa attenzione nascano anche delle sinergie davvero utili per portare avanti queste idee: bisogna essere strategici e assecondare un processo già in crescita. Come? Rimuovendo gli ostacoli con serenità e coscienza e diffondendo una cultura meno ostile nell’ambiente dei media e dei medici: dobbiamo fare formazione e informazione. Il termine vegano crea resistenze? Trasmettiamo allora i benefici  di una dieta vegetale: troviamo punti di contatto senza costruire muri”.



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