Bankitalia beffa i truffati di Etruria: via il giudice che li garantiva

by Paolo Baratto
"Livia Pomodoro, a capo della società che deve recuperare i crediti delle banche fallite, svela conflitti d’interesse. Bankitalia non la difende e azzera i vertici. Tutto da rifare".
Solo uno scarno comunicato sul sito della Banca d’Italia, datato 5 luglio. «L’Autorità di risoluzione
ha nominato oggi il nuovo consiglio di amministrazione della Rev Gestione Crediti: Maria Teresa Bianchi, presidente: Salvatore Immordino, amministratore delegato, Andrea Resti consigliere». Una nomina del tutto inattesa, visto che la Rev Gestione crediti era la bad bank dove sono state riunite tutte le sofferenze delle quattro banche oggetto di risoluzione il 22 novembre dello scorso anno: Banca Etruria, Banca delle Marche, Carife e Cassa di Chieti. 
Solo sette mesi prima la Banca d’Italia aveva nominato un consiglio di amministrazione di un certo rilievo: presidente Livia Pomodoro, magistrato che aveva guidato negli ultimi anni il Tribunale di Milano, e amministratore delegato Claudio Corsini, per sette anni e mezzo direttore generale della Cassa di Astie poi amministratore delegato del Banco di Desio e Lazio. 
Una personalità di garanzia come la Pomodoro serviva a rassicurare le migliaia di investitori che erano stati truffati e avevano perso tutti i loro risparmi con quei decreti di risoluzione (e lei infatti li ha incontrati più volte in questi mesi). 
Un manager come Corsini aveva il compito di vendere al meglio i crediti in sofferenza per trovare anche eventuali risorse utili ad affrontare il capitolo risarcimenti che in un modo o nell’altro si sarebbe aperto (o con i decreti del governo, o con eventuali cause giudiziarie e azioni di responsabilità).

UN SEMESTRE
Invece i due dopo poco più di sei mesi sono stati mandati via dalla Banca di Italia, sostituendoli per altro con un vertice che viene integralmente da una delle quattro banche in risoluzione, la Cassa di Chieti e che qualche conflitto di interessi potrebbe anche evocare. Non una parola di Bankitalia su questa improvvisa sostituzione. Non un saluto al consiglio uscente, non una pallida spiegazione ai risparmiatori che attendevano. Che cosa sia accaduto però è lampante grazie ai verbali dei consigli amministrativi della Rev che Libero è in grado di svelare. Il consiglio della bad bank è saltato dopo sei mesi di litigi fra presidente e amministratore delegato, nell’ inerzia di Banca d’Italia che non aveva idea per chi dei due parteggiare e nel dubbio ha scelto di mandare a casa entrambi. Anche se dalle carte sembra di intravedere una vera e propria guerra tentata con la struttura interna dall’ad nei confronti del presidente Pomodoro e dei collaboratori che la affiancavano.
Tutto questo mentre l’operatività della bad bank tardava ad arrivare, e manco si era certi dei crediti in sofferenza che lì sarebbero stati trasferiti dalle quattro banche. Invece di pensare di correre come la luce per avere al più presto risorse con cui rimborsare i truffati, si stava vivendo in Rev una incredibile battaglia interna su deleghe e poteri dell’amministratore delegato. Qualche avviso della frizione si intuisce per la prima volta nel verbale del consiglio di amministrazione del 18 febbraio scorso. Si era dimesso il terzo consigliere, Marcello Villa, ed era stata cooptata in sua sostituzione la professoressa Maria Teresa Bianchi, a quell’epoca membro del collegio sindacale della Cassa di Chieti, una delle quattro banche in risoluzione.
La Pomodoro, preoccupata per il possibile conflitto di interessi, aveva chiesto alla nuova consigliera almeno una «specifica dichiarazione- che ovviamente andrà ad aggiungersi alle dichiarazioni di legge necessarie all’accertamento dei requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza – atta ad attestare che il rapproto attualmente intrattenuto con CariChieti quale membro del collegio sindacale non è tale da condizionare l’autonomia di giudizio della stessa professoressa». Un atto appena normale, vista la miriade di conflitti di interesse che aveva accompagnato fin dal primo giorno la vicenda delle banche in risoluzione. Ma non deve essere stato preso troppo bene. Si è poi passati ad altro punto dell’ordine del giorno. L’amministratore delegato, Corsini, ha spiegato che a due mesi di distanza dalla nascita della bad bank non erano stati ancora trasferiti i crediti in sofferenza da vendere, di cui per altro «era conosciuto l’elenco, ma non il loro valore».
Tutto questo perché i valutatori esterni nominati dalla Banca d’Italia erano «in ritardo nei tempi della consegna delle attività e della ricognizione svolta». La Pomodoro si è infuriata, pensando ai risparmiatori: «La Presidente», recita il verbale, «precisa che non è più disponibile ad ulteriori rinvii e ritardi ritenendoli pericolosi per il buon andamento dell’attività di Rev e per il corretto andamento del mercato di riferimento che già oggi sembra subire una influenza destabilizzante da tale situazione». Si arriva così al drammatico consiglio del 28 maggio, con lo show down fra la Pomodoro e Corsini. È il Presidente a leggere un «Memo riservato per il Prof. Avv. L. Pomodoro» datato 24 maggio a cura dell’ internal audit di Rev. Che racconta una riunione del giorno precedente con l’amministratore delegato, in cui Corsini «ha manifestato evidenti segnali di insofferenza inerenti la governance di Rev. In particolare l’ad, dopo aver letto alcuni passaggi della bozza di verbale dell’ultimo cda, ha evidenziato il clima di sfiducia che si è creato. (…) In questo contesto il dott. Corsini ha ripetutamente manifestato la volontà di rimettere il mandato sia di ad che di consigliere di amministrazione di Rev». Sollecitato dagli auditors, Corsini ha spiegato che in occasione del cda del 28 maggio ci sarebbero state due sole possibilità: «1) con l’approvazione del verbale del cda del 18 aprile presento le mie dimissioni da Rev; 2) il presidente del cda,Prof. Avv. Pomodoro si dimette da Rev. In questo caso i collaboratori calati dall’alto dal Presidente quali il consulente legale, avv. Barbara, la collaboratrice di Rev, dott.ssa Casiraghi e il responsabile dell’Internal Audit, dott. Marvulli, tutti facenti parte del pacchetto Pomodoro, devono uscire da Rev».
La Pomodoro dopo avere letto quel report raggelando gli altri presenti e facendo sbiancare Corsini, ha continuato: «dalla lettura della nota il Presidente fa presente che per i fatti gravi in essa contenuti e per tutte le altre inadempienze dell’amministratore delegato, già dallo stesso Presidente indicate in precedenza, è costretta a chiedere le dimissioni dell’amministratore delegato». Corsini ha provato a replicare, spiegando che sì quell’incontro era avvenuto e che alcuni problemi erano stati evidenziati, ma «ritiene che i toni utilizzati siano stati diversi da quanto riferito e quindi l’Internal Audit abbia riportato in modo strumentale la vicenda».
LE DELEGHE
A quel punto l’ad ha rimesso le deleghe. A prendere la parola è stata la professoressa Bianchi,che davanti all’azionista Bankitalia di fatto ha accusato sia Corsini che la Pomodoro (che le aveva messo i bastoni fra le ruote sul possibile conflitto di interesse): «Dalla mia nomina ho verificato che il consiglio è stato assorbito in tematiche relative ai rapporti di governance e non ha potuto trattare in modo efficace i problemi tecnici». Bankitalia ha ascoltato e fra i due litiganti ha fatto godere la terza, la professoressa Bianchi in possibile conflitto di interessi, facendola addirittura scalzare nel ruolo di garanzia un magistrato di lungo corso e imparzialità come la Pomodoro. E per non fare mancare altre ombre, ecco arrivare sempre da Cassa di Chieti Salvatore Immordino come amministratore delegato. Per sette mesi la Banca d’Italia non sapendo che parti prendere, ha fatto perdere tempo a tutti. Beffando una seconda volta i risparmiatori truffati.

https://infosannio.wordpress.com/2016/07/13/bankitalia-beffa-i-truffati-di-etruria-via-il-giudice-che-li-garantiva/

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