Autobus morti? No, affittati!

Alessandria: Ma del resto di ATM si sa poco e peraltro vi sono servizi di qualità come il trasporto disabili, il trasporto alunni e i parcheggi. Quale fine?
Parlare di ATM, oggi, in questo momento, dopo la deliberazione del Consiglio Comunale di venerdì primo aprile – data infausta per le cose serie – significa impantanarsi in una confusione di voci, di idee, di proposte e di contrasti che districare è ancora più complicato che raccontare.
Per dare un’idea partiamo dalle sigle: AMP, PGTU, PUMS, TPL oppure dalle forme: liquidazione, affitto di ramo d’azienda o integrazione di crediti in capitale di proprietà, agenzia consortile. Insomma materia per super esperti e così offerta al grande pubblico incredulo nel verificare che alla fine, pezzo dopo pezzo, il Comune perdesse patrimonio attraverso i fallimenti, anziché trovare partner per immettere risorse fresche nelle stesse o darsi da fare per evitare i tracolli.
Intanto per fare quest’ultima operazione non ci vogliono moralismi – ma tanta capacità etica – né interessi di parte. Il mercato può anche prenderti in considerazione pur con tutte le tue debolezze, ma non può accettare che tu non voglia necessariamente considerarne una parte, in quanto ti interessa trattare con solo qualcuno degli operatori in modo da averne un vantaggio, almeno sul piano politico.
Ciò significa ridurre troppo i numeri della platea disponibile a contrattare con il proprietario di ATM, cioè al 94% il Comune di Alessandria. E il primo fallimento sta proprio nell’approccio interessato al Mercato.
A ciò si aggiunga che ATM potrà essere interessata dall’obbligatoria convergenza nell’Agenzia della Mobilità Piemontese (una delle sigle citate) e quindi perdere la sua attuale configurazione a favore di un ambito territoriale che prevede di mettere assieme almeno i territori di Alessandria e Asti. Questo mozza il respiro di soluzioni locali, che non potranno che essere temporanee e provvisorie.
Ma ATM, attualmente sotto l’egida del liquidatore, potrebbe essere interessata dalla cessione o affitto di un solo ramo d’azienda, quello del Trasporto Pubblico Locale, il che significa che gli altri comparti aziendali per ora sono da ritenersi nel limbo. Gestione parcheggi, trasporto alunni o scuolabus, trasporto disabili, segnaletica verticale ed orizzontale, gestione del distributore del metano per auto trazione ed altri servizi ormai decaduti come il bikesharing, ma più volte recuperati concettualmente da un’Amministrazione Comunale fortemente dedita alla jam session. E soprattutto rischia di diventare drammatica la situazione occupazionale, che va garantita.
Quanto vale il TPL di ATM? Circa 5,5 milioni di euro all’anno. Quanto si incassa per biglietti e abbonamenti? Circa 1,2 milioni di euro l’anno. Se tutti pagassero sarebbe un poco di più, anche se la cifra più sostanziosa giunge dalla Regione, che nel 2015 ha versato 3,5 milioni, ma nel 2012 ne trasferiva per 5,6 milioni (per il 2016 nulla ancora di sa!). 
A queste cifre del tutto insufficienti per coprire i costi si deve aggiungere la munifica generosità del Comune che ha stanziato altri 400.000 euro. Risultato? Manca circa mezzo milione di euro che non si sa chi dovrà mettere.
Si aumenterà il costo dei biglietti? Mah, operazione pericolosa che potrebbe allontanare i viaggiatori. Si razionalizzerà la rete, che so, meno fermate, meno passaggi, più qualità dei mezzi, più puntualità, più servizi telematici di localizzazione? Non è detto. Bisognerà attendere il nuovo Piano Generale del Traffico Urbano. L’ultimo è del 2009 e dopo tre anni dovrebbe essere rivisto, ma si è preferito far altro nel frattempo e quindi ci vorrà almeno un annetto per elaborarne uno nuovo. Poi, però occorrerà il nuovo Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile. Fatto questo si potrà pensare ad una rete razionale di autobus. Prima? Escludo si possa fare qualcosa di serio.
Quanto tempo ci vorrà? Anni e non giorni o mesi, ma ATM, tra tutte le sue difficoltà, non ha più soldi per comprare tempo. 


Piercarlo Fabbio

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