I commando CIA nelle operazioni segrete Usa

(Franco Iacch - ilgiornale.it) - 29 marzo 2016: il governo tunisino comunica che le forze d’élite del Paese hanno eliminato a Gafsa, nel sud del Paese, nove terroristi.
Tra questi anche Khaled Chaib, leader di Okba Ibn Nafaa, gruppo che sarebbe dietro a numerosi attentati, compreso quello al museo del Bardo. Il primo ministro Habib Essid, commentando il raid, ha lodato le crescenti capacità delle forze militari tunisine.
Quello che il governo tunisino non ha rivelato, è stato il ruolo determinante delle forze speciali degli Stati Uniti impegnate in operazioni sotto egida CIA.
Team assolutamente indipendenti ed auto-sufficienti, formati da operatori provenienti da diversi reparti speciali e commando della CIA, sarebbero attivi in Iraq, Afghanistan, Siria, Uganda, Mauritania, Kenya, Colombia, Filippine e Tunisia. Sia in Iraq che in Siria, è stata confermata la presenza della Delta Force. Berretti Verdi e dei Navy Seal sarebbero attivi in Afghanistan, Tunisia e Mali. Confermata la presenza delle unità del MARSOC che sovrintende le operazioni dei reparti
speciali del Corpo dei Marine. La supervisione dei team spetterebbe proprio alla Central Intelligence Agency con diversi agenti operativi implementati nelle squadre sul campo.
Le attività chiamate in gergo “combat advising”, “accompany” and “enabling assistance”, sono per definizione politicamente corrette e prevedono l’impiego del Comando Forze Speciali Usa in ruoli di formazione. Tali attività hanno assunto un’importanza cruciale con l’amministrazione Obama. Quest’ultimo ha ridimensionato il combattimento diretto delle truppe statunitensi all’estero, preferendo il training delle forze locali sul campo per gestire le minacce estremiste interne.
Il ruolo di assistenza è stato confermato più volte ed in diversi teatri. In determinate circostanze, le truppe statunitensi sono state autorizzate ad agire come “consulenti in combattimento”. Secondo quest’ultima definizione, gli operatori USA dovrebbero essere presenti sul campo di battaglia, non partecipando all’azione o intervenire soltanto in funzione “security blanket”: una copertura di sicurezza.
Il coinvolgimento attivo negli scontri a fuoco o comunque di supporto è invece certo, così come dimostrato dalle perdite statunitensi sul campo.
La frase “stopping just short of the front lines”, che potremmo tradurre come fermarsi poco prima della prima linea, è puramente indicativa.
Negli anni, Barack Obama ha autorizzato alcune azioni dirette, come in Pakistan nel 2011 o in Siria nel 2014, preferendo però un profilo basso con  “opportunità di azioni indirette” a vantaggio e “gloria” dei partner.
Le partnership, che in genere coinvolgono piccoli gruppi delle Operazioni Speciali, sono visti come un rischio accettabile. Tale approccio a basso costo si discosta dai programmi lanciati dall’ex presidente George W. Bush per ricostruire le forze militari in Iraq e Afghanistan.
In Afghanistan, le truppe locali non sono ancora in grado di mettere in sicurezza il paese senza le forze USA. In Iraq, l’esercito che le truppe americane hanno addestrato per 20 miliardi di dollari nel 2014, è caduto senza colpo ferire contro lo Stato islamico.


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