Legambiente, lettera alle Amministrazioni loca

Oggetto: Richiesta di sostituzione dei prodotti chimici con metodi meccanici per lo sfalcio e prodotti consentiti in agricoltura biologica per la gestione del verde urbano.
Caro Sindaco, Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta chiede alla sua Amministrazione di effettuare una revisione dei piani comunali di gestione del verde urbano ai fini di tutelare la salute pubblica, con lo scopo di abolire completamente l'utilizzo di prodotti chimici ad azione erbicida, fungicida, insetticida e acaricida e sostituirlo con il ricorso a mezzi meccanici, per lo sfalcio delle strade, e con l'utilizzo della lotta biologica e dei principi attivi permessi in agricoltura biologica, per difendere le piante da parassiti, patogeni e infestanti.
E' ormai scientificamente provato che alcuni prodotti utilizzati per il diserbo delle strade contengono sostanze pericolose, poiché potenzialmente cancerogene. La pericolosità riguarda prima di tutto gli operatori che effettuano il diserbo, ma gli effetti dannosi si ripercuotono anche sulla salute dei cittadini, della fauna locale e degli ambienti acquatici, dal momento che le sostanze irrorate vengono
dilavate dalla pioggia e finiscono nei corsi d’acqua.
In particolare il glifosato è stato recentemente dichiarato dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) cancerogeno per gli animali e 'potenziale cancerogeno per l'uomo' e, tuttavia, risulta, dal rapporto nazionale 'Pesticidi nelle acque' di ISPRA, la sostanza che più spesso ha determinato il superamento della soglia consentita. Il quadro però non è completo poiché in molte regioni italiane la rilevazione del glifosato nelle acque non viene effettuata.
E' possibile adottare modalità di gestione del verde urbano meno rischiose, più prudenti, razionali e rispettose di se stessi, della popolazione e dell’ambiente, come, per esempio, il semplice taglio meccanico. In altre regioni italiane e in altri paesi europei la manutenzione delle strade viene effettuata esclusivamente con sfalcio meccanico o manuale, programmando in genere gli interventi in modo tale che le specie vegetali presenti possano compiere il loro naturale ciclo vegetativo. Il risultato è che i bordi delle strade sono più belli e comunicano un’idea di rispetto per l’ambiente nelle sue forme anche più “umili”.
In alternativa all'uso di mezzi meccanici, si possono utilizzare per il diserbo prodotti consentiti nell'agricoltura biologica, quali l'acido pelargonico, il sapone di Marsiglia o la semplice acqua irrorata a temperature molto elevate. Questi prodotti hanno la stessa efficacia, ma non lasciano residui e, pertanto, non inquinano il suolo, caratteristica che li rende particolarmente adatti alle aree urbane, quotidianamente frequentate dai cittadini e dai loro animali domestici.
Lo stesso chiediamo non solo durante il periodo del diserbo, ma per la manutenzione ordinaria del verde pubblico: evitare l'utilizzo di qualsiasi prodotto fitosanitario e biocida con funzione insetticida, fungicida, acaricida in parchi, cigli stradali, ferrovie, piste ciclabili, campi sportivi, nonché in prossimità di scuole, negozi, abitazioni o qualunque altro luogo pubblico, in conformità con le misure proposte dal PAN (Piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari), che dichiara: 'I trattamenti diserbanti sono vietati e sostituiti con metodi alternativi nelle zone frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili' (Par. A.5.6.1)
Proponiamo in alternativa, laddove necessario, il ricorso ai soli prodotti consentiti in agricoltura biologica, come il piretro naturale, il bacillus thurigensis, l'olio bianco naturale.
I diserbanti e disseccanti vengono presentati come “inoffensivi” per l’ambiente in quanto rapidamente biodegradabili. In realtà si tratta di sostanze nocive all’uomo non solo a livello della molecola attiva, ma anche di quelle che derivano dalla sua degradazione (il metabolita Ampa per quanto riguarda il glifosato) e dei componenti che favoriscono l’incorporazione della molecola attiva nella pianta. Si possono avere conseguenze negative quando c’è esposizione diretta ad alte dosi, ma anche, a lungo termine, con esposizioni prolungate e ripetute a dosaggi molto bassi. A sostegno di questo si consiglia la lettura del “Rapporto pesticidi nelle acque” (edizione 2013) dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), dove si afferma che quasi il 70% delle acque superficiali di pianura rivela la presenza di erbicidi e sostanze derivate, con un notevole pericolo per la salute umana e per gli ecosistemi legati agli ambienti umidi.
I danni legati all'inalazione o all'ingestione di quantità, anche piccole, di questi prodotti hanno ricadute sulla salute dei cittadini (soprattutto dei bambini, inseriti dal PAN fra i 'gruppi vulnerabili', par. A.5.6) di diverse entità, dalla possibilità di scatenare una reazione allergica sulla pelle, al presentarsi di problemi respiratori, fino al sospetto di influire sulla fertilità, la salute del feto o su possibili alterazioni genetiche. Il caso limite, potenzialmente riscontrato in alcuni prodotti, come il glifosato, è il collegamento con l'insorgere di alcune forme tumorali.
Chiediamo quindi alla sua amministrazione di non utilizzare queste pratiche dannose alla salute umana e alla biodiversità, adottando modalità di sfalcio e di gestione del verde urbano ugualmente efficaci, ma meno rischiose, più prudenti, razionali e rispettose di se stessi, della popolazione e dell’ambiente.
Fabio Dovana Presidente e Legale Rappresentante Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta Onlus
Torino, 16 marzo 2016
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