Breve storia delle donne nel parlamento italiano

23 marzo 2016 MiniDossier
Con l’introduzione, settanta anni fa, del suffragio universale e la possibilità per le donne di essere elette in tutti i livelli istituzionali, per la prima volta non furono più solo gli uomini a varcare le porte di Montecitorio e di Palazzo Madama.
Agli albori della Repubblica, nella prima legislatura (1948-’53), alla camera dei deputati la percentuale femminile era molto più alta che al senato: 7% contro 1,4%. 
Tra le prime donne elette in parlamento c’erano Nilde Iotti, futura presidente della camera, e Lina Merlin, promotrice dell’omonima legge sulla prostituzione.
Negli anni successivi la quota di donne alla camera scese considerevolmente, fino ad arrivare sotto il 3% nel 1968. 
Proprio in quell’anno, a vent’anni dal varo della costituzione, la percentuale di donne al senato superò (di poco) quella dell’altro ramo del parlamento.
Tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80 si assistette a un progressivo aumento delle donne nel parlamento italiano. Nel 1987, all’inaugurazione della X legislatura, per la prima volta la percentuale di presenze
femminili alla camera oltrepassò la doppia cifra: 12,7%, per poi ridiscendere nel 1992 all’8,4%.
Alla nascita della seconda Repubblica, nel 1994, la quota raddoppia alla camera (16,1%), mentre resta pressoché stabile al senato (8,5%). Nelle successive due legislature (1996-2001 e 2001-2006) torna a scendere in entrambe le camere, attestandosi attorno all’11% alla camera e al 7% al senato.
Dal 2006 a oggi, la crescita è stata considerevole. Nel 2008 la presenza femminile raggiunge il 18% al senato e il 20% al senato. L’attuale legislatura, la diciassettesima, è in assoluto quella con la maggiore presenza femminile dell’intera storia repubblicana: 29,6% al senato e 31,3% alla camera.

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