Carol, l'elegante potenza degli sguardi

by Benedetta Pallavidino
Carol di Todd Haynes
New York, 1952, Therese Belivet, giovane aspirante fotografa, lavora nel periodo natalizio come commessa in un grande magazzino. Proprio sul posto di lavoro, nel reparto giocattoli, incontrerà un'affascinante donna benestante: Carol Aird, alle prese con un divorzio e le battaglie legali per la custodia della figlia di quattro anni. In seguito all'acquisto del regalo natalizio per la bambina, consigliato da Therese, e la voluta  dimenticanza dei guanti sul bancone del negozio, avrà inizio un'assidua frequentazione tra le due donne, che finirà per sfociare in una vera storia d'amore alla scoperta della propria identità.
Come già fece con Lontano dal paradiso, Haneys torna, anche con Carol, a raccontare gli anni Cinquanta, facendosi aiutare da chi quegli anni aveva saputo descriverli con eleganza e maestria: Patricia Highsmith (autrice oltre che dell'omonimo Carol, anche de Il talento di Mr Ripley).
Il film di Heynes appare come un ritorno al passato, una ventata di aria nostalgica in un mondo in cui è l'effetto speciale a farla da padrone. Carol è completamente giocato sugli sguardi, sui piccoli gesti, sui sussurri; la sceneggiatura – per quanto sia di notevole pregio –  potrebbe essere inesistente e non per questo danneggiare la pellicola. 
Le atmosfere patinate e retrò, insieme al maniacale e sempre elegante uso del campo-controcampo catturano lo spettatore e lo trasportano in una dimensione favolistica popolata dagli espressivi ed
eterei primi piani delle protagoniste (Cate Blanchett e Rooney Mara).

La circolarità del racconto e la sua quasi disarmante semplicità sono i punti di forza di una storia che vuole essere niente più che il racconto di un amore, un amore – oggi come allora – scomodo e incompreso. La linearità, la quiete e la quasi totale assenza di cambiamenti drastici di toni sono la prova di come spesso l'eccesso e l'esasperazione non siano la chiave più appropriata per affrontare temi tanto delicati.
Costumi, scenografie e ambientazioni influiscono – come se gli elementi già citati non fossero sufficienti – ad apportare classe e charme ad una pellicola confezionata con una cura ed una grazia , che solo Heynes sa dosare e distribuire armoniosamente nei suoi film.


Innamorarsi di Carol e Therese non è impresa ardua, bastano pochi istanti, bastano i loro sguardi indagatori, ammiccanti ed innamorati, avidi e bramosi di amore. Il compito dello spettatore è quello di catturare quei magici istanti – gli stessi che Therese immortala con la sua macchina fotografica –  e di imprigionare la loro essenza  per non disperdere la magia una volta lasciata la sala.

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