Sparito un milione per costruire le chiese le nuove accuse al vescovo indagato

(ALESSANDRA ZINITI)
L’inchiesta.
Si complica la posizione di monsignor Mogavero, presule di Mazara del Vallo. Che per Natale ha inviato una lettera ai fedeli: “Contro di me un processo mediatico Non vi chiedo di credermi sulla parola, ma dimostrerò che sono innocente”.
MAZARA DEL VALLO – C’è un milione di euro del mutuo per la costruzione di tre chiese che non si sa che fine abbia fatto. Ci sono altri 570.000 euro di fondi dell’8 per mille che sarebbero stati destinati a ben altro che alle iniziative benefiche. C’è una moltitudine di conti correnti della Diocesi e una sorta di “conto protezione” nel quale transitano somme destinate a conti correnti privati. Ci sono inspiegabili prestiti per più di 225.000 euro concessi dall’economo della Curia a un sacerdote nel frattempo condannato per tentata violenza sessuale e sospeso a divinis che li avrebbe dissipati ai tavoli da gioco. E ci sono le testimonianze di diversi sacerdoti che hanno confermato ai pm che i bilanci della Diocesi erano in rosso anche a causa di alcune spese folli, come il regalo di 35.000 euro ad un parroco per l’acquisto di una macchina di lusso.
Insomma, nell’inchiesta che vede il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero indagato per appropriazione indebita dei fondi dell’8 per mille e il suo ex economo don Franco Caruso anche per malversazione, c’è ben di più di quei 185.600 euro che sono stati finora contestati nell’avviso di garanzia firmato dal procuratore di Marsala Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito. Interrogato, Mogavero (difeso dagli avvocati Nino Caleca e Stefano Pellegrino) ha sostenuto di essere all’oscuro di quanto avrebbe fatto l’economo poi da lui rimosso, mentre quest’ultimo sostiene
che l’arcivescovo fosse al corrente di ogni cosa.
IL CONTO PROTEZIONE
La Guardia di finanza di Trapani sta passando al setaccio i movimenti dei numerosi conti (almeno sette-otto) intestati alla Diocesi e sui quali avevano delega ad operare sia l’economo che monsignor Mogavero. E le stranezze con cifre che escono da una parte e rientrano (ma solo in parte) dall’altra sarebbero molte. C’è una montagna di documenti bancari da esaminare, c’è un “conto protezione” di cui Mogavero dice di non conoscere l’esistenza ma che risulta acceso dalla Curia e c’è da verificare se siano stati effettivamente realizzati i progetti di “opere benefiche” che avrebbero dovuto essere portati avanti con i fondi dell’8 per mille e che — secondo gli inquirenti — avrebbero preso invece altre strade.
IL MUTUO DIROTTATO
I filoni di inchiesta sono due, quello sui fondi dell’8 per mille e quello sul buco in bilancio cresciuto anche per l’esposizione debitoria, poco più di 4 milioni di euro, nei confronti di due banche ( Banca Prossima del gruppo Intesa San Paolo e Unicredit). I due filoni però finiscono con l’intrecciarsi. Dei fondi del mutuo destinati alla costruzione di due chiese e alla ristrutturazione (costo 32 milioni) di quella di Pantelleria si sarebbe “perso per strada” un milione, mentre altri 130.000 sarebbero transitati dai conti della Diocesi a quello personale del vescovo che ha spiegato di aver anticipato dal suo patrimonio il pagamento della somma all’architetto Ernesto La Magna per la realizzazione di opere per la chiesa di Pantelleria.
IL PRESTITO AL PRETE LUDOPATICO
Difficile poi spiegare come sia stato possibile che Mogavero (al quale comunque spettano compiti di vigilanza) non si sia mai accorto delle oltre trenta operazioni con le quali, in cinque anni, il suo economo ha “prestato” ben 225mila euro dei fondi destinati alle opere di bene a quel don Vito Caradonna che li avrebbe dilapidati ai tavoli da gioco. Per non parlare di quei singolari “prestiti” di somme a diversi zeri che dai conti della Curia viravano verso quelli di Mogavero e dell’economo poi da lui stesso rimosso.
LE SPESE PAZZE
E poi ci sono le testimonianze dei sacerdoti presenti all’assemblea nella quale il 14 maggio dell’anno scorso Mogavero presentò il bilancio in rosso del 2013. Una assemblea registrata da qualcuno dei presenti che fece giungere il file prima a “Panorama” e poi in Procura. Chiamati dai pm i sacerdoti (a cominciare dal rettore del Seminario don Francesco Fiorino) hanno confermato che in quell’occasione a Mogavero furono contestate alcune spese giudicate fuori luogo come un contributo da 35.000 euro ad una parrocchia per l’acquisto di un auto di lusso, il pagamento di consulenze per 40.000 euro o i 37.000 euro spesi per comprare un servizio di piatti con il bordo in oro per la canonica dell’ex segretario del vescovo.

Articolo intero su La Repubblica del 27/12/2015.

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