Dal bruciore alla gola al rischio di ictus e infarti ecco i pericoli dello smog

(ANTONIO CIANCIULLO)
Domande e risposte
Il parere del direttore scientifico dell’Oms Europa Roberto Bertollini e del climatologo Vincenzo Ferrara.
ROMA – La gola secca di questi giorni, la preoccupazione nel fare una passeggiata con i bambini immergendoli in un’aria insalubre, le città ovattate da una nube lattiginosa, la fioritura inquietante delle mimose a dicembre, il ritorno fuori stagione delle zanzare: sono tutti “regali di Natale” portati dal cambiamento climatico. Vuol dire che si ripeteranno con frequenza crescente e dunque non basta aspettare che arrivi la pioggia a pulire lo smog. Bisogna agire per ridurre in modo significativo il rischio e nello stesso tempo adattarsi alla quota di danno ormai inevitabile. Ecco alcuni suggerimenti che vengono da due esperti, Roberto Bertollini, direttore scientifico dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) Europa e il climatologo Vincenzo Ferrara.
QUALI SONO GLI EFFETTI DELLE POLVERI SOTTILI?
Quello di cui ci accorgiamo è il problema minore: un raschietto alla gola, magari una bronchite o il riacutizzarsi dell’asma. I guai seri riguardano l’aumento di probabilità di infarto e ictus e, sul lungo periodo, di tumore al polmone.
IN ALCUNI CASI SI SONO SUPERATI I LIMITI PER PIÙ DI 30 GIORNI CON-SECUTIVI: QUANTO CRESCE IL PERI-COLO?
È proporzionale alla durata della situazione di rischio sanitario. Gli effetti acuti si registrano il giorno dopo il picco. Ma se il picco rimane alto per giorni il quadro si aggrava. Oggi alcune città si trovano a
valori di PM10 più di due volte superiori alla norma: non è una piccola oscillazione fuori dal limite. Vuol dire vivere per settimane in una situazione di illegalità atmosferica esponendo il nostro corpo a un rischio consistente.
La normativa, italiana ed europea, prevede un massimo di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili. L’Oms considera questo tetto troppo alto e suggerisce di scendere a 20 microgrammi. E invece le centraline segnalano valori che arrivano a superare quota 100.
In Europa lo smog uccide 480 mila persone l’anno e l’Italia è tra i paesi più esposti. Per le polveri ultrasottili, le PM2,5 i limiti europei sono pari a 25 microgrammi per metro cubo e l’indicazione dell’Oms è 10. Uno studio ha calcolato che a Roma scendere da 20 a 10 microgrammi per metro cubo, cioè l’indicazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità, equivale a evitare più di 1.200 morti.
A livello individuale il margine di intervento è ridotto perché parliamo di particelle più piccole di un capello: la classica mascherina serve a poco. Si può provare a evitare le zone più trafficate. Ma l’unica azione seria sono i provvedimenti strutturali: bisogna intervenire sul riscaldamento e ridurre drasticamente il traffico che è la principale fonte di inquinamento urbano. Tra l’altro il passaggio delle auto rimette in circolazione le polveri che si erano depositate. Se organizzato in modo serio,
cioè per un periodo sufficientemente lungo, il blocco del traffico fa scendere gli inquinanti. Ma il sollievo è temporaneo: occorre costruire alternative alle auto.
I BAMBINI E GLI ANZIANI SONO PIÙ ESPOSTI?
Sì. In particolare per i bambini si può registrare una difficoltà a respirare. Inoltre un accumulo di inquinanti nell’età infantile può causare una maggiore facilità a contrarre malattie polmonari da adulti. Per gli anziani aumentano le probabilità di angina pectoris e ictus.
FARE SPORT IN CITTÀ FA ANCORA BENE O I RISCHI SUPERANO I BENE-FICI?
Questa è una domanda che mette in crisi gli esperti perché esistono pochi studi in materia. Fare moto è una delle indicazioni più importanti per restare in buona salute, ma certo più cresce la concentrazione di inquinanti nell’aria che si respira e più la bilancia costi benefici si fa incerta.
QUANTO AUMENTANO I RICOVERI DURANTE I PICCHI DI SMOG?
In maniera importante. Si registra una crescita della mortalità del 4 per cento per ogni aumento di 10 microgrammi per metro cubo di pm2,5. Dunque risparmiare sui servizi di trasporto pubblico non è un buon affare: significa far crescer le spese sanitarie. Lo smog ci costa l’1 per cento del Pil all’anno.
Sì, perché danno ombra e assorbono inquinanti come gli ossidi di azoto.

Articolo intero su La Repubblica del 27/12/2015.

Commenti

Post più popolari