Leonardo Gori, “Il ritorno del Colonnello Arcieri”


12 novembre 2015 at 16:12 by mondiletterari_ilaria 
Il Colonnello Arcieri, protagonista dei romanzi di Leonardo Gori, comparve per la prima volta nel romanzo “Nero di maggio”, ambientato in piena epoca fascista: in quell’occasione, il giovane Bruno Arcieri (all’epoca ancora Capitano) condusse la sua prima indagine nella Firenze del 1939, una città in fibrillazione per l’incontro ufficiale tra Hitler e Mussolini.
A parecchi anni di distanza – sono trascorsi quasi trent’anni – il Colonnello è ancora in piena forma e le sue vicende continuano ad appassionare i suoi affezionati lettori.
Questo ultimo romanzo si apre con un Arcieri inquieto, quasi timoroso, che si sta nascondendo a Parigi: dopo una precipitosa fuga dall’Italia, lavora come cuoco in un bistrot e sta cercando di sfuggire ai sicari che lo stanno braccando.
Il tempo e le esperienze vissute, però, lo hanno profondamente cambiato. Scopre ben presto di non aver più voglia di scappare al suo destino: quando gli amici gli consigliano di lasciare la capitale francese per trovare rifugio in Spagna, lui non accetta. 
Opta invece per la scelta più difficile: quella di tornare a Firenze, per saldare i conti col passato ed ottenere quella giustizia che, fino a quel momento, appare ancora un concetto astratto e difficile da realizzare.
Il romanzo è davvero godibile. Partiamo dall’ambientazione, del tutto particolare: siamo in pieno ’68, con rivolte, cortei e manifestazioni di malcontento che rendono l’aria satura di rabbia e spirito di
 ribellione. Arcieri trova rifugio in una sorta di “comune”, bizzarra ed autogestita, in cui personaggi ambigui ed altri un poco strampalati si dividono pochi metri quadri vivendo alla giornata. L’atmosfera del thriller, pertanto, arriva spesso a mescolarsi con uno spirito da commedia che rende estremamente gradevole lo svolgimento della trama.
Il plot è davvero ben congegnato. I colpi di scena non sono mai artificiosi, ma vengono inseriti con abilità e sapienza nell’incastro. Gori sa prendere per mano il lettore e lo aiuta a calarsi nell’ordito della trama: al fianco del Colonnello Arcieri, un moderno antieroe, così lontano dalle luci fragorose ma false del protagonismo.
Ma a colpire l’animo del lettore sono soprattutto la profondità e l’intensità della vicenda, che contribuiscono a rendere il personaggio di Arcieri complesso, concreto e credibile, quasi si trattasse di un uomo reale, in carne ed ossa.
La scrittura è rapida ma sempre sobria ed elegante, adeguata ad esprimere alla perfezione l’evoluzione di un personaggio che è, a suo modo, un reduce: un sopravvissuto di un’Italia che non c’è più e che si trova invischiato nelle trame oscure di una nazione che ha perso l’innocenza. O che, forse, non l’ha mai conosciuta.
Piergiorgio Vigliani



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