Flavescenza dorata: il punto sulla ricerca scientifica


Obbligatori i trattamenti chimici, nella speranza di un futuro senza fitofarmaci. Bullano: “La ricerca sta lavorando attivamente ma per ora rispettiamo gli obblighi di legge”
A vendemmia ultimata si riflette sulla lotta a Flavescenza Dorata della vite, patologia che continua a minare i vigneti Alessandrini. In Piemonte vige un Decreto di lotta obbligatoria che stabilisce di intervenire  fondamentalmente in tre modi:
- attraverso trattamenti insetticidi, almeno due obbligatori, contro il vettore della malattia, (modalità e tempi di esecuzione sono dettati, in collaborazione con il SFR e il Condifesa Alessandrino, a seguito dei monitoraggi costanti dei tecnici delle Organizzazioni agricole), 
- oculata gestione del vigneto (estirpo piante malate e asportazione della vegetazione sintomatica), 
- contenimento degli incolti con presenza di vite selvatica.
Non tutti gli imprenditori agricoli sono favorevoli ai trattamenti insetticidi, come Giuseppe Mura, che dichiara: “Bisognerebbe mettere in discussione l'obbligo di utilizzo dei trattamenti chimici per combattere la Flavescenza dorata, a fronte di risultati scarsi: è tempo di permettere alla ricerca strade
nuove e diverse che non comprendano fitofarmaci”.
La situazione sulla ricerca e sull’impiego degli insetticidi è spiegata da Fabrizio Bullano, responsabile tecnico Cia Alessandria: “Al momento attuale i trattamenti chimici uniti, come detto, alla corretta gestione del vigneto e degli incolti con vite selvatica, sono l'unico mezzo percorribile per contenere la diffusione di Flavescenza dorata della vite. Occorre uno sforzo da parte di tutti i viticoltori nell’applicare questi accorgimenti, e soprattutto, nel coinvolgere i confinanti e Amministrazioni Pubbliche nel “pulire” gli incolti con presenza di vite selvatica, serbatoi asintomatici di malattia. Per quanto concerne la ricerca di metodologie di lotta diretta si sta già attivamente lavorando nel : testare microorganismi da inserire all'interno della vite per creare competizione con il fitoplasma e combatterlo; provare sostanze di origine naturale da distribuire al vigneto per aumentare la resistenza della pianta al parassita; selezionare piante che hanno subìto remissioni dei sintomi della malattia (cioè torna sana) o che dimostrano maggiore resistenza di altre; cercare di rendere meno virulento l’insetto. Purtroppo, per il momento, risultati concreti ancora non ce ne sono, bisogna impiegare gli insetticidi, al pari dei fitofarmaci utilizzati per difendere il vigneto dai tradizionali parassiti, con la massima cautela e in sicurezza (uso di appositi DPI, rispetto dei tempi di carenza e di rientro). È auspicio di tutti quello di poter diminuire l'utilizzo di sostanze chimiche – conclude Bullano - ma si teme che la strada da percorrere in questo senso sia ancora lunga”.
CIA Alessandria
Genny Notarianni 
Ufficio stampa e Relazioni esterne 

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