Scioperi, incendi e ritardi nei voli l’estate nera dell’aeroporto (CORRADO ZUNINO)

Il racconto.
Un nuovo blocco per lo scalo romano: è il quarto in tre mesi e arriva in un momento di alta stagione in cui transitano 140.000 passeggeri al giorno. Una catena di eventi infausti che rischia di dirottare altrove compagnie e ricchezza e risvegliare la rivalità con Malpensa.
ROMA. Un incendio appiccato in tre punti della Pineta Coccia di Morto oscura all’altezza di Focene le piste uno e due di Fiumicino, e le sporca di detriti. Due piste su tre (una quarta viene utilizzata saltuariamente) alle 14,22, ieri pomeriggio, diventano inutilizzabili. Per lo scalo di Roma capitale, ora in alta stagione, 140 mila passeggeri al
giorno, è l’ultimo blocco. Il quarto in tre mesi.
Pochi minuti e tutti i decolli sono sospesi: i tre terminal fermano gli imbarchi. Alle 15,45 la pista due torna praticabile, la “uno” non lo sarà fino al tramonto: i Canadair la devono sfiorare per raggiungere la pineta in fiamme. Alle 17 un nuovo allarme: altre sterpaglie in fiamme, cinque chilometri in linea d’aria, poco distante dal cancello 12, a nord della pista tre.
I ritardi dei voli per effetto del “giro macchine” (ritardi chiamano ritardi peggiori, spiegano i tecnici) fanno sì che la situazione alle venti sia peggiore di quella di primo pomeriggio: «Fino a notte sarà caos», assicura un pilota dell’Alitalia davanti agli imbarchi del Terminal 2.
Volo per Montreal subito cancellato e a metà pomeriggio i tabelloni bianchi illustrano questo stato delle cose: tre ritardi in partenza sui nazionali.Tre sui trentotto voli previsti. Otto su trenta agli internazionali, che in breve diventano dieci, poi undici. Il Pechino delle 20,30 viene annunciato con tre ore di ritardo, l’Amsterdam con due ore e quaranta. Non partono i boeing per Zurigo, Tel Aviv, La Romana (Santo Domingo): tutti accumulano, tutti in coda. E le piazzole mai liberate costringono chi atterra a restare in pista nelle zone taxi, quelle di rullaggio. I passeggeri a bordo possono ingannare l’attesa filmando il fumo bianco che si alza dalla pineta.
Tutti i voli per la Sardegna accusano uno spostamento in avanti da un’ora a tre, il primato dell’incognita va al Roma-Genova della Vueling. Paola e Giuseppina, signore avanti con gli anni e desiderose di rientrare, raccontano che il loro volo aveva ritardo già all’ora di pranzo, prima dell’incendio, che alle 17,10 è sparito da ogni segnalazione e che l’ultimo annuncio lo dava riproposto per le 21,10: «Mio figlio è già venuto a prendermi all’aeroporto di Genova due volte, non sa che fare». Alcune compagnie hanno già sistemato i loro passeggeri a bordo, altre fermano ilcheck in e li trattengono fuori dall’area doganale. L’Iberia per Madrid forma 250 metri di coda, gli imbarchi dei “Lufthansa group” non riescono a smaltire clienti e non scorre il corridoio Blue Express che deve portare torme di ragazzi italiani a Creta. Le bottigliette d’acqua previste per il caos post-incendio (quello kolossal, della notte tra il 6 e il 7 maggio) servono anche adesso, i roghi — del Da Vinci, attorno al Da Vinci — a ottantatré giorni di distanza si sovrappongono sfiancando lo scalo. Arriva in ritardo anche il British Airways che da Londra Gatwick porta a Roma, per le visite mediche, il trequartista Salah, giallorosso con polemica. È acclamato allo sbarco, un’ora e mezzo dopo l’orario indicato.
Gli Aeroporti di Roma assicurano che stanno investendo sull’hub sul litorale di Roma undici miliardi, che prima dei guai colposi e dolosi Fiumicino aveva superato nelle classifiche internazionali Francoforte, Madrid, Parigi. C’è un progetto antico che vorrebbe battezzare una nuova pista, ma è stretto tra riserve naturali e fattorie agricole. Nel giorno dell’incendio esterno che blocca lo scalo, però, Alitalia decide di rendere pubblica la conta dei danni dell’incendio interno, quello partito nella notte del 6-7 maggio da un pinguino raffreddante utilizzato da alcuni operai per abbassare la temperatura di un impianto. «Ad oggi abbiamo perso 80 milioni, siamo determinati a ottenere il risarcimento dei danni subiti». Ancora: «La recente riapertura del Terminal 3 ha decretato la fine della fase di emergenza, non la fine di numerosi problemi e limitazioni che hanno ancora pesanti effetti sulle operazioni aeroportuali ». Alitalia, sì, minaccia di andarsene: rappresentiamo il 50 per cento di Fiumicino, dice l’amministratore Silvano Cassano attizzando le fiamme, «e gli Aeroporti di Roma continuano a puntare su compagnie low cost e servizi mediocri».
Il 18 giugno, causa caos e moli chiusi, EasyJet invece ha lasciato proprio. Ha trasferito il cuore a Malpensa. Già. L’incendio kolossal di maggio non ha solo inibito la galleria commerciale del Terminal 3, ma con i suoi fumi velenosi ha portato alla chiusura del Molo D (14 imbarchi su 47) dal 27 maggio al 19 luglio, giorni vissuti tra passeggeri spostati a Ciampino e ritardi e code.
Articolo intero su La Repubblica del 30/07/2015.


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