La Rai non cambia: nomine con la Gasparri (CARLO TECCE)

Padoan annuncia: nuovi vertici scelti con le vecchie regole volute da B.
Il 29 luglio 2015 sarà per sempre un giorno di gloria per Maurizio Gasparri. Ieri la Commissione parlamentare di Vigilanza, una bicamerale che sembrava destinata a una tardiva scomparsa, ha ricevuto una letteraseriosadaunministro che di solito non esagera con gli sberleffi. Ha scritto Pier Carlo Padoan: “Invito a procedere al rinnovo del Cda Rai secondo quanto previsto dalla legge Gasparri”.Esatto: secondo quanto previsto dalla legge Gasparri.   E le contumelie contro il testo – di accurata ingegneria berlusconiana – che incentiva la lottizzazione e non espelle gli impresentabili? Archiviate. E Renzi che si esibisce in spettacolari conferenze per recitare l’ultima
preghiera per viale Mazzini succube dei politici? Finzione .
E quel disegno di legge, più volte illustrato con orgoglio pionieristico da palazzo Chigi,che arranca in Senato? Sta lì, esangue, inutile; e poi sarà spedito a Montecitorio.   SCUSATE, per mesi s’è scherzato. Tocca a Padoan, che rappresenta il Tesoro azionista di controllo, firmare la figuraccia. Il governo che voleva eliminare la Gasparri, adesso suggerisce ai parlamentari di distribuire (presto!) una manciata di poltrone proprio con la Gasparri. Perchés’èaccorto,ilgoverno molto distratto, che il Cda di Antonio Verro (l’amico di B.) e colleghi non può resistere di proroga in proroga da qui a gennaio.   Allora ecco la vecchia, in fondo adorata legge Gasparri, che consente ai partiti di scegliere sette consiglieri su nove, due (incluso il presidente) li lascia al governo e Renzi indica il direttore generale,che poi avrà i poteri da amministratore delegato: minuzie, cambia troppo poco, non cambia niente.   E l’ha capito di fretta lo stesso Gasparri, che da ore esulta sopra le macerie di una televisione pubblica che s’appresta a vivere,anzi a soffrire con un’altra stagione (dura tre anni) di compromessi: un capostruttura a te, un conduttore a me, e un programma, un appalto, una serie tv. Il sistema più imperituro d’Italia, costruito per attraversare indenne le epoche repubblicane.   Questo pomeriggio, Roberto Fico (M5S) riunisce l’ufficio di presidenza della Vigilanza.I Cinque Stelle criticano con veemenza la decisione di Renzi, ma Fico può soltanto applicare la legge e fissare un’agenda.   Poi sarà divertente assistere ai patti più o meno occulti per nominare i sette consiglieri: ai dem, secondo un manuale non reperibile perché mai stampato e più aggiornato del Cencelli, ne spettano almeno tre. Ma per attuare una spartizione così precisa occorre sintonia fra i partiti, e dunque quanti membri del Cda a Forza Italia, ai centristi, ai leghisti.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 30/07/2015.

Commenti

Post più popolari