“Contro tutti i sindacati è in atto un’operazione reazionaria del governo” (GIAMPIERO CALAPÀ)

Sognerei una Cgil più democratica, dove gli iscritti sono coinvolti, non come all’ultimo Congresso: l’80 per cento non partecipò”. Ecco il mea culpa di Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, con tanto di stoccata alla segreteria Camusso della Cgil:“I confederali hanno firmato accordi che mettono in discussione la loro stessa esistenza”.   Antonio Padellaro ha scritto   su questo giornale: “Com’è   stato possibile che la gloriosa parola sindacato venga   pronunciata oggi con tanto   livore e disprezzo, confusa   con le mille sigle di un sindacato ricattatorio che spadroneggia nei pubblici servizi   imponendo a milioni di cittadini disagio e infelicità?”.   Negli eventi di questi ultimi giorni rilevo un tentativo da parte del governo Renzi di realizzare un’operazione politica reazionaria. Dopo la
cancellazione dell’articolo 18 si continua con il blocco dei contratti e la limitazione al diritto di sciopero.
Una legge che regola lo sciopero nei servizi pubblici, infatti, c’è già e consente anche la precettazione dei lavoratori oltre a prevedere un preavviso di un mese e mezzo. Renzi vuole estendere non solo ai servizi pubblici essenziali le limitazioni al diritto di sciopero. Una legge sullo sciopero sarebbe una aberrazione inaccettabile e un atto incostituzionale. Un conto è regolare un diritto, altro è dire che serve il 50 per cento più uno di tutti i lavoratori per proclamare uno sciopero.Anche per governare serve appena il 40 per cento. Siamo un Paese strano .   Sta dicendo che gli eventi di questi ultimi giorni, i disagi dei trasporti romani, sono pilotati da Palazzo Chigi ?   No, sto dicendo che quegli episodi vengo usati con un preciso intento politico: il tentativo di cancellazione della contrattazione nazionale e la limitazione al diritto di sciopero. Nell’episodio di Pompei, ad esempio, le porte sbarrate mentre i turisti erano in fila sotto al sole, vorrei ricordare che l’assemblea dei lavoratori è stata autorizzata proprio in quell’orario dalla stessa azienda, giusto o sbagliato che fosse. Non mi pare che il governo intervenga con lo stesso vigore, invece, sul caso del bracciante africano morto in un campo di pomodori in Puglia, non leggo di alcuna proposta di legge contro caporalato e nuovo schiavismo. C’è soltanto il tentativo di estendere il modello Fiat: uscita dal contratto nazionale. A questo si accompagna il dato che meglio di ogni altro racconta la crisi in Italia: la totale assenza di investimento pubblico, ma anche privato, nell’impresa: soltanto un terzo dei profitti vengono investiti sul lavoro, mentre i due terzi vengono destinati a operazioni immobiliari e finanziarie.   Articolo 18, scuola e tagli alla sanità. Il governo procede   per la sua strada…   Strada che ha portato a tutele crescenti che non esistono: sono più facili i licenziamenti ed è ridotta la cassa integrazione. Mentre continuiamo a essere i soli, insieme a Grecia e Bulgaria, a non avere un sistema di reddito minimo in Europa.   Ma il sindacato ha sbagliato   sì o no in questi anni?   Sì. Bisogna capire gli errori a partire dal non aver contrastato a sufficienza i processi che hanno portato a 480 contratti collettivi, quando ne basterebbero cinque o sei.
Articolo intero su il Fatto Quotidiano del 30/07/2015

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