Cibo e Utopia: l'eterna lotta tra Carnevale e Quaresima


by Pierpaolo Pracca e Edgardo Rossi
Venerdì 3 Luglio presso la Libreria Cibrario di Acqui Terme alle ore 18.30 verrà presentato il libro Cibo e Utopia: l'eterna lotta tra Carnevale e Quaresima (Aracne Editore) di Pierpaolo Pracca ed Edgardo Rossi. Un ringraziamento particolare va all'amico e maestro Paolo Aldo Rossi artefice di una magistrale prefazione al nostro saggio e alla Ristorazione Sociale di Alessandria che ha partecipato e parteciperà a questo nostro progetto sul cibo.
Sinossi
Cibo e Utopia: l'eterna lotta tra Carnevale e Quaresima (Aracne Editore) di 
Pierpaolo Pracca e Edgardo Rossi
Edizioni Aracne (Collana di Storia delle Mentalità)
con Prefazione di Paolo Aldo Rossi (Filosofia della Scienza presso l'Università di Genova)
Il cibo che mangiamo non svolge la sola funzione di nutrire il nostro corpo, esso deve rispettare anche i nostri bisogni più profondi che hanno a che vedere con concetti quali bellezza, bontà, armonia, pulizia, giustizia. In altre parole il cibo è portatore di significati che non attengono alla mera sfera biologica per estendersi a quella simbolica. Esiste quindi un fil rouge che lega il nostro modo di sognare
e pensare il mondo e ciò che mangiamo a tavola? La risposta a questa domanda è affermativa e questo saggio dimostrerà lo stretto legame tra cibo, pensiero e sogno nelle sue declinazioni più estreme: quelle dell’utopia.
L’Utopia è appunto il regno del sogno, che libera dalla necessità e dalla schiavitù. Ecco perciò la trama di idee che andremo ad intrecciare e a commentare. Da Platone a Huxley, da Esiodo a Orwell, da Gioachino da Fiore a Marx, un cammino sospeso tra il bisogno di vincere la fame attraverso l’abbondanza e la pretesa “angelica” di emanciparci dal bisogno “umano, troppo umano” di doverci nutrire per vivere. Un cammino dantesco tra “inferni” e “paradisi”. Il nostro viaggio tra “il migliore cibo possibile” nel “migliore dei mondi possibili” tra mondi reali e mondi letterari tenterà di dimostrare che il tema del cibo è intrinseco alla letteratura di carattere utopico, quasi il necessario corollario ad un teorema.
Ed è in questa relazione di reciproca implicazione che giocano questi due elementi per certi versi indisgiungibili. Essi, infatti, nel corso della storia del pensiero occidentale, si rincorrono fecondandosi,sostanziandosi l’un l’altro.
Il cibo a volte, in società immaginarie caratterizzate dall’opulenza, viene enfatizzato come segno di abbondanza, mentre in altri contesti storici diventa il segno, di un’umanità nuova che ha trasceso i bisogni materiali di cui la fame è l’esempio più evidente.
Il cibo e più in generale l’alimentazione sono elementi fondamentali nella descrizione di ogni società immaginaria. Si tratta di due universi di discorso che si intrecciano, dove l’uno è spesso lo specchio fedele dell’altro.
Il suo valore nelle rappresentazioni utopiche non risiede tanto nell’aspetto pragmatico quanto nella valenza metaforica e simbolica, nella capacità di evocare il complesso dei valori di una società quasi ne fosse la cartina tornasole.
Così sarà una presenza eminentemente liquida (latte e miele) nei miti delle età dell’oro oppure il segno di armonia ne La Repubblica di Platone; diventerà simbolo eucaristico nelle utopie medievali e conoscerà aspetti iperbolici in quelle rinascimentali; sarà sinonimo di curiosità e raffinatezza nelle utopie illuministe e segno di un rinnovato ritorno allo stato di natura in quelle romantiche; simbolo di identità e speranza nelle utopie socialiste ed inquietante presenza nelle distopie novecentesche dove diviene segno evidente di mondi spaventosi,
frutto di deviazioni dall’ordine naturale.
Una cosa è certa: il cibo nei mondi Utopici diventa un marcatore culturale, un principio identitario, in quanto ciò che si mangia è il riverbero dell’impianto ideologico sul quale si fonda un determinato
immaginario sociale; il cibo quindi, come insegna Claude Lévi-Strauss (1908 – 2009), deve essere non solo buono da mangiare, ma anche buono da pensare. Ed è esattamente per questo motivo che, nella storia dell’umanità, il sogno della riforma sociale è andato di pari passo con l’idea di una riforma alimentare. Questo saggio racconta la storia e il significato di un legame (cibo e utopia) che da Pitagora giunge fino a Slow Food. Un viaggio sospeso tra "inferni" e "paradisi", dall'idea di un cibo aureo e puro al conformismo di un'alimentazione industrializzata.
Utopia é il regno del sogno, che libera dalla necessità e dalla schiavitù che ne consegue , ma anche dall'incubo conseguente l'uniformità, il conformismo, l'omologazione dei desideri. Ecco perciò la trama di storie che Pierpaolo Pracca e Edgardo Rossi intrecciano e commentano, viaggio tra "il miglior cibo possibile nel migliore dei mondi possibili" e, rovesciando l'assunto leibniziano, il suo opposto: un percorso narrativo che fa anche, inevitabilmente, tappa nelle ottocentesche Società di Mutuo Soccorso come nei contemporanei McDonald's.
La maggior parte delle fiabe armene si conclude con la caduta dal cielo di tre mele: la prima per ha raccontato, la seconda per chi ha ascoltato, la terza per chi ha capito. Il lettore attento si accorgerà che questo libro permette di assegnare tutte e tre le ricompense.

Commenti

Post più popolari