Ah...l'America


Pier Luigi Cavalchini Città Futura on-line
Forse pochi lo sanno, infatti si tratta di un’informazione proveniente dal mitico “Washington Post”, sì…proprio quello dell’ “affare Watergate” e del conseguente impeachment di Richard Nixon,  ma si stanno muovendo i “grandi della Terra” in vista di quelli che saranno i temi portanti delle prossime tornate elettorali americane (e, quindi, dando tempo al tempo, di tutto il pianeta). Il casus belli viene offerto da un recente (12 febbraio scorso) incontro di tutti i maggiorenti democratici interessati alla prossima campagna elettorale presidenziale che si prefigura come cruciale per il futuro americano e, anche qui in prospettiva, per tutti quanti noi.
 Guest star di una serata, una delle tante, di contatto fra mondo del lavoro, dello spettacolo e della finanza americana  con i nuovi aspiranti governatori e presidenti è stato l’immarcescibile Al Gore, già buon secondo del presidente Bill Clinton, da sempre interessato a questioni di “green economy” e “wealth safety”. I suoi dieci e passa libri su risparmio energetico, nuove forme di  locomozione, trattamento corretto dei rifiuti, coinvolgimento dei giovani  sulle tematiche difficili dell’ambiente e della responsabilità personale, gli hanno garantito un ruolo di prim’ordine nella promozione di tutta una serie di appuntamenti più o meno seguiti dai media.
Nel caso specifico, in una sola serata, il Democratic Senatorial Campaign Committee è riuscito  a raccogliere più di 400.000 dollari che serviranno – secondo quanto confermato dallo stesso Gore – per rendere  centrale l’attenzione al “Riscaldamento globale del pianeta” nelle prossime elezioni di “medio termine”. E questo sarà solo il primo passo che
dovrà vedere stanziamenti pari a cento milioni di dollari in vista delle altre elezzioni, quelle presidenziali post Obama.

E’ molto presente, sia nelle segrete stanze del partito Democratico americano, sia nei luoghi di elaborazione degli “environmentalists” la sensazione di un’accelerazione sulle tematiche riguardanti i cambiamenti climatici che vengono sempre più percepiti come nuova emergenza e fonte di instabilità, anche politica e sociale. Un territorio, come quello che va dall’Arizona alla California in condizioni di continua emergenza per il caldo-secco  (con incendi  e carenza d’acqua come conseguenza) fa da fortissimo contrasto alle ripetute pesanti nevicate che si sono ripetute negli Stati del nord e sulla West Coast. Anche qui il bilancio è drammatico con circa due miliardi di dollari di danni dichiarati dalle varie contee e quasi trenta morti accertati per il freddo o gli incidenti.  Si può dire – con Al Gore – che “cominciamo più direttamente a vedere gli effetti e, probabilmente, sarà ancora peggio in futuro”. Di qui il raffreddamento  dei Democratici per la “Keystone XL oil pipeline”, un nuovo condotto ultramoderno per derivati del petrolio o, ancor più nettamente, il duro richiamo della senatrice californiana Barbara Boxer che ricorda a tutti l’impossibilità di aggirare il problema riscaldamento globale, invitando a fare più attenzione (cioè più ricerca) nei settori delle energie rinnovabili e dei sistemi di locomozione a base non fossile . Certo, restano legami e (forti) aderenze alle classiche lobbies dell’oro nero e del carbone (ora anche in produzioni a bassissimo impatto) ma, ormai, il dado è tratto.

A dimostrare che tutto il mondo è paese, i rappresentanti del partito Repubblicani e soprattutto coloro i quali devono enfatizzare una campagna elettorale, fino ad ora, fra le più tranquille e sonnacchiose,  mettono in chiaro il fatto che si tratta di una “concessione al peggiore estremismo di sinistra” e che dovrebbero essere ben altri i temi al centro della discussione. E’ proprio di questi giorni una dura polemica fra la Camera di Commercio del Kentucky e la minoranza repubblicana al Congresso, impegnata in una critica continua ai limiti di emissioni proposti dalla EPA americana.

Addirittura in Alaska, un gruppo autodefinitosi “conservative”  gli Americans  for  Prosperity  ha iniziato una serie di trasmissioni televisive e  di presenze a pagamento sui giornali contro il senatore democratico Mark Begich, dichiaratosi chiaramente a favore della c.d. “carbon tax”. Sembra di leggere i resoconti dei nostri giornali europei e, ad una non malcelata constatazione da “mal comune – mezzo gaudio” fa immediatamente seguito un preoccupato pensiero alla limitatezza del nostro pianeta. Tanto è vero che pure l’approccio ai problemi, non solo i problemi stessi, sta diventando universale.
Rimanendo al “caso americano” sempre il Washington Post ci ricorda  che “l’estremismo è sempre qualcosa di pericoloso, specie se portato avanti da piccoli gruppi, peggio se con mezzi finanziari”. A parlare, in questo caso è il repubblicano Rob Collins, e non poteva essere diversamente.
Evidentemente l’ipotesi di un utilizzo solo “green” di un monte di donazioni pari a cento milioni di dollari, comincia a preoccupare qualcuno dei lobbisti che stanno dietro il GOP (sigla riconosciuta per il Partito Repubblicano).
I numeri, negli USA, d’altra parte parlano chiaro. Più del 70 per cento degli under 40 sono d’accordo per mettere ai primi posti l’attenzione alla salute e all’ambiente, anchein una visione non strettamente economicistica, al contrario del solo (ma comunque rimarchevole)54 per cento degli over 40. Nelle domande più tringenti riguardanti la possibile alternativa fra posto di lavoro e garanzie per la salute la maggioranza degli intervistati (PEW Instit.) ha optato per la strada più impervia dell’ambiente e della salute, costi quel che costi (73 per cento) . I dati variano da contea a contea con, ovviamente quelle delle aree minerarie poco propense a “salti nel buio”, specie in questo periodo. Ma si tratta di situazioni, come quelle riscontrabili sugli impianti di Appalachi e Allegheni, nettamente differenti dalle realtà degli anni Settanta dello scorso secolo. Qui le miniere sono ipertecnologiche e con carbone trattato in modo da produrre energia senza scarti pericolosi.
Anche sui mezzi di locomozione e sulle relative facilitazioni si è aperta una franca discussione. A breve le auto “hybrid” saranno ulteriormente incentivate e quelle a sola trazione “fossile”, entro trent’anni – secondo l’EPA americana – saranno fuori legge.
Queste elezioni di “mid term” vedono anche una particolare attenzione  alle tematiche della qualità della vita in città e, specialmente, di una nuova “american way of life” improntata al salutismo, al rispetto dell’ambiente, al risparmio energetico e al ritorno – per quanto è possibile – a pratiche tradizionali caratterizzate da “minima impronta ecologica”. Incredibile … ma questo sta per succedere nell’America di oggi, grazie ad Obama e a chi continua a proporre alternative credibili a “multinazionali” sempre più chiuse in se stesse.
(in lavorazione, un’analisi dell’attuale irrimediabile crisi del “nucleare di pace americano”)

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